sabato 26 luglio 2008

STATO DI EMERGENZA PER IMMIGRATI


Quirinale: stupore e rammarico
Martedì Maroni riferirà in Parlamento




Il colpo di mano del Consiglio dei ministri che ha esteso all'intero territorio nazionale la dichiarazione di stato di emergenza per l'afflusso di cittadini extracomunitari sta destando serie preoccupazioni non solo fra le opposizioni, ma anche a livello istituzionale.

Significativo che il presidente della Camera Gianfranco Fini, appresa la notizia, abbia chiesto al governo di riferire entro martedì in Parlamento.

Il precedente provvedimento in ordine di tempo, varato il 14 febbraio 2008, prorogava al 31 dicembre 2008 lo stato di emergenza in Sicilia, Calabria e Puglia. La situazione, spiegava il decreto, determinava criticità ed episodi di alta drammaticità. L'attuale provvedimento estende lo stato d'emergenza a tutto il territorio italiano, fino al 31 dicembre 2008.

Anche dal Quirinale trapela un certo stupore e rammarico per le modalità di adozione di un provvedimento che tocca temi così sensibili. Ciò pur tenendo presenti tutti i precedenti in materia, compresi quelli relativi ai decreti adottati dal governo Prodi nel 2007 e nel 2008. Al Colle è stata rilevata in particolare la diversità delle interpretazioni date per spiegare il repentino ritorno alla estensione a tutto il territorio nazionale dello stato di emergenza.

Forse anche per questo il ministro dell'Interno Roberto Maroni nella sua conferenza stampa ha rivelato di aver avuto un colloquio telefonico con Napolitano e di avergli annunciato l'invio di tutta la documentazione.

Maroni ha poi cercato di ridimensionare il provvedimento: «E' solo una proroga di una proroga già approvata sia da Prodi che da Berlusconi e dunque non c'e niente da enfatizzare». Tornando al provvedimento varato dal Cdm ha poi spiegato «L'unica modifica apportata alla proroga di Prodi è estendere l'emergenza a tutto il territorio nazionale: il decreto del Governo Prodi la restringeva a Sicilia, Calabria e Puglia ma, essendo raddoppiati dal 2007 gli extracomunitari giunti in Italia, limitare l'emergenza a quelle tre regioni voleva dire non poter dare assistenza e accoglienza a quei clandestini».Poi motiva il provvedimento «perché gli sbarchi sono raddoppiati nel primo semestre 2008 gli sbarchi clandestini sono passati 5.368 a 10.611 per questo motivo abbiamo ritenuto doveroso estendere nuovamente lo stato di emergenza su tutto il territorio», ma anche aggiunge «per proseguire l'attività di contrasto agli arrivi di clandestini e per garantire loro una assistenza adeguata». E sulla richiesta avanzata dal presidente della Camera Gianfranco Fini di riferire alla Camera dice «non ho difficoltà ad andare in Parlamento e riferirò alla Camera martedì 29 luglio per ribadire la necessità di questo intervento sarà anche un'occasione per aprire un dibattito su un tema su cui il precedente governo non ha avuto la sensibilità di farlo». Le polemiche quindi secondo il ministro sarebbero basate «su pregiudizi e falsità, degne della peggiore politica italiana».


Le diversità di accenti sono venute dall'interno stesso della maggioranza. Ad esempio, lo stesso Maroni ha sostenuto che il provvedimento è motivato dal «persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari» e serve a «potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno», mentre il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri ha invece detto che il provvedimento serve «per permettere alle strutture di organizzarsi per l'accoglimento e l'identificazione» degli immigrati.

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dice che nella decisione sullo stato di emergenza «risponde solo a esigenze organizzative ma non saranno coinvolte forze armate».

E guardacaso i toni che non sono piaciuti al ministro sono quelli critici: dal Pd arrivano richieste di spiegazioni e critiche durissime. Il ministro dell'Interno del governo ombra del Pd Marco Minniti pone una necessità: «Poichè non è una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le modalità e la finalità di tale iniziativa». Inoltre è evidente il fallimento di una certa politica:«Ho la sensazione - nota Minniti - che si continui, da parte di esponenti di questa maggioranza, a non comprendere che la politica degli annunci e delle emergenze urlate non funziona. Infatti, nonostante le durissime dichiarazioni di questi giorni, gli sbarchi sulle nostre coste sono triplicati rispetto all`anno scorso. Così - conclude l`esponente del Pd - si finisce soltanto per aumentare la preoccupazione e l`insicurezza della gente, esattamente l'opposto di quello che si dovrebbe fare». A proposito dell'intervento alla Camera, Minniti precisa: «Che l`opposizione chieda al governo di chiarire, non conoscendole, le ragioni e le finalità dei suoi provvedimenti, soprattutto su tematiche così delicate, non solo è un diritto, ma un sacrosanto dovere. D`altro canto - aggiunge - testimonianza di ciò è la tempestività con la quale il presidente della Camera Gianfranco Fini ha prontamente chiesto al governo di riferire in aula. Esempio di mala politica - conclude - è invece lasciare per cinque ore il Paese senza informazioni su questioni di straordinaria rilevanza e sensibilità».

Il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola esprime preoccupazione e annuncia reazioni istituzionali: «Stiamo scivolando passo dopo passo fuori dalla democrazia. Questo è un pezzo di fascismo. Io da presidente della Regione proporrò alla conferenza dei presidenti di impugnare questa decisione davanti alla Corte Costituzionale». Mentre Paolo Ferrero, ex ministro della Solidarietà sociale parla di «decisione gravissima che segnala anche il fallimento della legge Bossi-Fini. E dal congresso di Rifondazione comunista a Chianciano, arriva un ordine del giorno contro la decisione del governo, votato all'unanimità.

Biasimo sull'operato del governo anche dall'Udc: per il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione «l'Italia non ha bisogno di provvedimenti disumani e straordinari, ha bisogno di una legge severa e giusta capace di punire i colpevoli e tutelare chi viene qui per lavorare».

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