giovedì 17 luglio 2008

BIRMANIA


Domenica 25/05 /08 si è tenuto a Nerviano un incontro con Beaudee Zawmin,rappresentante di EURO BURMA, un'organizzazione istituita nel 1997 e finalizzata alla promozione della democrazia nell'ex-Birmania.
Spesso accade che eventi più o meno tragici permettano a noi occidentali di venire a conoscenza di realtà lontane che, altrimenti, continueremmo ad ignorare. E' il caso di un Paese del sud-est asiatico, il Myanmar, che per ben due volte nell'ultimo anno ha destato la preziosa attenzione dei media occidentali. Nel settembre scorso grazie alla “rivoluzione zafferano” abbiamo avuto notizia della preoccupante situazione politica in cui si trova uno Stato del quale, probabilmente, la maggior parte di noi ignorava l'esistenza. Il Myanmar, Paese grande due volte l'Italia e che fino al 1989 si chiamava Birmania, è oppresso da ormai più di 20 anni da un governo militare che è succeduto ad altri trent'anni di regime dittatoriale. Dittatura dopo dittatura, oppressore dopo oppressore. Nel '90 si erano tenute delle libere elezioni (le prime dopo trent'anni!), vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia guidata da Aung San Suu Kyi. La volontà degli elettori è stata subito calpestata: la giunta militare s'è rifiutata di cedere il potere, i leader dell'opposizione sono stati imprigionati o costretti all'esilio. San Suu Kyi è tuttora agli arresti domiciliari, con un provvedimento che viola la legge birmana sulla massima lunghezza possibile della detenzione domiciliare nei casi per i quali non sia stato istituito regolare processo.
La giunta militare continua tutt'oggi a calpestare i diritti umani più elementari e a non permettere una libera opposizione. Nelle trentasette carceri birmane sono imprigionati milleottocento leader politici. Molti di essi sono malati o già deceduti a causa dei trattamenti disumani o della mancanza di farmaci.
La pacifica protesta di settembre 2007 , iniziata dai monaci, poi affiancati dal popolo, è stata repressa con terribile violenza. La Marcia per la Pace Perugia-Assisi dell'ottobre scorso si è svolta soprattutto nel nome della causa birmana. Lo ricorderanno i nervianesi che vi hanno partecipato usufruendo del pullman messo a disposizione dall'amministrazione comunale (tra questi, alcuni alunni della locale scuola media).
Purtroppo l'attenzione per il Myanmar era poi sciamata, catturata dalle tante notizie che da tutto il mondo arrivano ad affollare quotidianamente i nostri media. E' stato il ciclone di qualche mese fa a riportare la Birmania nella nostra quotidianità televisiva e giornalistica. La situazione è, ora più che mai, drammatica: 125000 dispersi, 2500000 persone senz'acqua potabile, cibo, casa. Il governo ha subito bloccato gli aiuti internazionali e solo qualche mese fa ha promesso di farli entrare ma, come ha puntualizzato Zawmin, “molte volte le promesse del governo militare sono rimaste parole vuote”.
Zawmin tuttavia si augura che questo funesto avvenimento possa costituire l'occasione per un'apertura della giunta al dialogo con l'opposizione. Opposizione che con forza e da anni chiede non già che i rappresentanti di quello che dovrebbe essere il governo legittimo vengano riconosciuti e accreditati come tali. No, ciò che si sta domandando è qualcosa di più basilare: quelle garanzie di libero confronto e dialogo che negli ultimi tempi anche in Italia sembrano esser state più volte considerate scomode “gatte da pelare (o imbavagliare)” piuttosto che diritti garantiti dalla Costituzione.
Dal '94 l'UPF (Universal Peace Federation) chiede all'ONU di istituire un tavolo a tre per il dialogo, tavolo che comprenda il regime militare, l'opposizione e i leader dei diversi gruppi etnici presenti nel Paese. L'esigenza di dialogo è sentita forte dall'opposizione in virtù della viva preoccupazione per il futuro del Paese. Diviene chiaro che il governo militare è considerato realtà di fatto e non ignorabile. Ciò che appare altrettanto chiaro è, nel suo rifiuto a tale dialogo, la grave miopia del governo, al quale sfugge forse lo sconfortante quadro d'insieme dell'ex-Birmania. L'esercito, dal quale il regime è supportato, è ormai divenuto un organo a se stante, con pieni poteri, che si comporta sempre più spesso come una cellula impazzita all'interno di un apparato governativo di fatto impotente. L'esercito birmano è costituito da 400000 militari più70000 bambini soldato, per il governo diventa sempre più difficile riuscire a sostenere economicamente il loro lavoro, così succede che alcune basi militari si rendano protagoniste di razzie, violenze e vessazioni ai danni della popolazione e che spesso i contadini siano costretti a convertire la produzione dei propri campi in coltivazione di oppio, del quale poi i militari sono gli unici compratori. Il governo centrale non riesce a controllare l'attività dei vari gruppi militari dislocati nel territorio.
Gli alti costi militari costringono il governo a dedicare nemmeno il 2% delle risorse alla lotta contro l'analfabetismo, la malnutrizione, le malattie. Un adulto su nove è affetto da HIV e due bambini su cinque sono già orfani. Senza dubbio questa situazione comporterà nel tempo un grosso sforzo economico e sociale che il governo birmano, qualsiasi esso sarà nel futuro, dovrà affrontare. E' questa la ragione per la quale l'opposizione mostra di tenere in gran considerazione la possibilità di aiuto da parte dei rappresentanti della giunta militare in un futuro prossimo di dialogo e cooperazione.
Zawmin e altri rappresentanti dell' UPF stanno visitando vari Stati con il fine di sensibilizzare la comunità internazionale e spingere il regime militare a prendere in considerazione le forze d'opposizione. “L'unica cosa di cui han paura è l'opinione, la pressione, internazionale”, ha sottolineato Zawmin. La Cina è il Paese che maggiormente potrebbe influire sul regime birmano. Questo in virtù degli interessi economici che legano i due Paesi (la Birmania grazie alla sua collocazione geografica si trova ad essere uno “Stato cuscinetto” tra le due maggiori potenze asiatiche, Cina e India. E possiede enormi risorse energetiche delle quali la Cina vuole assumere il controllo esclusivo).
Il governo cinese potrebbe giocare dunque un ruolo di primo piano nell'apertura di trattative tra regime birmano e opposizione. La Cina è però, purtroppo, anche il primo Paese (insieme all' ”amica” Russia) a sostenere il regime. Anche questo in virtù degli interessi economici.
La Cina è anche il Paese che più di recente ha beneficiato dell'attenzione internazionale, per due motivi. Uno, perché la comunità internazionale si è prodigata per elargire aiuti umanitari a quella parte di popolazione colpita dal sisma. Due, perché la Cina sarà il Paese ospitante delle imminenti Olimpiadi. Nella situazione contingente questa nazione si trova dunque ad avere gli occhi del mondo puntati addosso. Euro Burma e UPF chiedono alla comunità internazionale di sfruttare il momento e far pressione sul governo cinese affinché interceda positivamente sul regime birmano. Zawmin ha altresì puntualizzato l'importanza di un'attenzione costante, duratura, che non si fermi quando si spegneranno i riflettori dei campi e dei palazzetti olimpici. La Birmania non deve più cadere nel baratro della memoria persa solo perché - come si spera- nessun' altra calamità naturale riporterà i flash dei nostri reporter sul suo territorio.
Nel 2015 l'Italia, Milano in particolare, ospiterà l'EXPO. E, allora, gli “occhi del mondo”saran puntati su di noi. Perché non pensare di programmare una serie di iniziative che, di volta in volta, mantengano vivo un legame effettivo e attento con la causa birmana? Cosa arriverà, qualcuno ha domandato a Zawmin a conclusione dell'incontro, delle nostre parole e azioni di sostegno ai leader giovanili, politici, religiosi che lottano ogni giorno così lontano da noi? Zawmin ha risposto sottolineando l'importanza che per il popolo birmano ha la notizia anche di una singola lettera in suo favore: “Il popolo birmano ha bisogno di sapere che non è solo”.A questo proposito è stata creata a Oslo una stazione radio che viene recepita in Birmania nella lingua delle diverse etnie. L'UPF tramite la radio fa pervenire ogni notizia di iniziativa di sostegno o solidarietà.
Chi volesse, quindi, mandare lettere indirizzate al governo cinese, raccolte di firme, notizie di iniziative di solidarietà o anche un semplice ma apprezzato messaggio di sostegno può inviare il tutto via mail all'ufficio di Euro Burma (che si trova a Brussels), del quale Baudee Zawmin è direttore:
burma@euro-burma.be