martedì 29 luglio 2008

LA LEGA TAGLIA GLI ASSEGNI SOCIALI

La Lega ammette il suo autogol

ROMA - Le casalinghe vittime della lotta agli extracomunitari e della paura del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di un assalto alla diligenza della spesa pubblica da parte degli altri ministri dalla maggioranza.

L'ennesimo pasticcio sulla Finanziaria è nato per caso, come rivela il deputato Matteo Bragantini della Lega Nord: "Erano le cinque di mattina: io avevo presentato un emendamento per limitare l'accesso agli assegni sociali degli extracomunitari, imponendo una residenza minima di 10 anni. L'onorevole Karl Zeller (Svp) aveva posto il limite di aver lavorato con un reddito pari all'importo dell'assegno sociale. Nella formulazione finale la frasi sono state unite". I due criteri si sono sommati facendo sì che per accedere allo strumento minimo di sostegno ai poveri bisogna aver lavorato e soggiornato 10 anni nel nostro paese. "Ci siamo resi conto che la nuova formulazione dell'articolo 20 - insiste Bragantini - poteva creare qualche incertezza interpretativa per questo abbiamo approvato un ordine del giorno".

Non è molto diversa la storia dell'altro emendamento controverso, quello sull'indennizzo ai precari, che l'autore, Marino Zorzato (Pdl), ha in parte disconosciuto dicendo: "Serviva solo per sistemare i contenziosi alle Poste, non doveva avere una portata così ampia". Nessuno si sente colpevole: i leghisti rivendicano il risultato di aver difeso i soldi italiani dalle richieste di extracomunitari disoccupati o dei loro familiari. Ma anche i peones più fedeli ricordano che si tratta di una manovra approvata in 8 minuti in Consiglio dei ministri, blindata da successivi maxiemendamenti, votata a colpi di fiducia, dopo un esame a tappe forzate (e notturne) in commissione.

Si fanno scudo dell'essere "legislatori a responsabilità limitata": minima capacità d'intervento, ma in compenso non devono dar conto dell'esito delle leggi che approvano.

Più grave, e politicamente rilevante, che la responsabilità non se la voglia prendere nemmeno il ministro titolare del Welfare, Maurizio Sacconi che ammette per i precari: "Una norma opinabile, per certi versi da noi subita". Promette un intervento per sistemare entrambe le questioni. La stessa promessa l'aveva dovuta fare il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta sui fondi per il rinnovo dei contratti degli statali due settimane fa e che non era entusiasta della soluzione sui precari.

Entrambi, non hanno avuto voce in capitolo sulla formulazione iniziale degli emendamenti e hanno dovuto, non senza qualche mugugno, piegarsi al rifiuto netto del ministero dell'Economia su nuove modifiche. L'unico emendamento che passerà sarà sull'articolo 60 perché richiesto dal presidente della Repubblica. "Altrimenti è a rischio l'approvazione nei tempi previsti" dice il sottosegretario Giuseppe Vegas. In realtà, Vegas ha il mandato di scongiurate la solita ondata di microspese inevitabile ad ogni passaggio parlamentare. Anche a costo di creare degli scontenti: ministri, deputati, poveri o immigrati che siano.

di LUCA IEZZI Repubblica (29 luglio 2008)

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