domenica 21 settembre 2008

IL PD IN PIAZZA PER RILANCIARE IL PAESE

APPELLO DI WALTER VELTRONI





mercoledì 17 settembre 2008

PER ABDUL. PERCHÉ NON SUCCEDA PIÙ


Abdul è stato ucciso per niente o per futili motivi ... come dice l'arido linguaggio della magistratura. Chi ha preso la spranga non l'ha fatto per paura o per legittima difesa, ha commesso un delitto a sfondo razzista, mosso da odio e rancore, considerandosi legittimato dal sentire intollerante, sciaguratamente diffuso.

Questa Milano non ci appartiene. Non ci appartengono la violenza e il razzismo che si manifestano sempre più apertamente, in uno stillicidio di episodi quotidiani di intolleranza di cui sono vittime donne e uomini, quasi sempre inermi. La dilagante campagna razzista e la costruzione del nemico "altro" diventano funzionali a nascondere la questione politica della sicurezza sociale, della coesione e della giustizia sociale per tutti. L'altro e il diverso vengono additati quali cause del malessere sociale ed esistenziale. Il potere e lo sfruttamento si alimentano anche in questo modo.

Per questo, per ragioni etiche, culturali e politiche, gridiamo con forza che non ci appartiene l'ideologia sicuritaria, incentrata sulla repressione e sulla costruzione di alibi culturali che autorizzano le ronde e la violenza privata.

L'omicidio di Abdul è l'ultimo segnale di un'escalation xenofoba, che va arrestata. La Milano democratica e antirazzista deve reagire.
Milano deve reagire.

INVITIAMO TUTTI I CITTADINI sabato 20 settembre 2008 alle ore 14.30, alla manifestazione che partirà dai Bastioni di Porta Venezia e si concluderà in Piazza Duomo.

DON GINO RIGOLDI
MONI OVADIA
FRANCA RAME
DARIO FO
RENATO SARTI
NICO COLONNA

giovedì 11 settembre 2008

UNA NUOVA STAGIONE PER L'OPPOSIZIONE

Veltroni a Milano alla Festa Democratica


Fare il segretario è un duro lavoro, Walter Veltroni lo sa bene. È alla festa democratica di Milano, sta parlando della difficile situazione in cui versano i partiti di centrosinistra in tutta Europa e della preoccupante crisi economica in cui si trova l’Italia senza avere una definita strategia politica per affrontarla.

Eppure non si sotttrae all’interruzione di un singolo e preannunciato contestatore: «Serve uno sforzo per avere una maggioranza riformista in questo Paese, bisogna lavorare, ci vuole del tempo». Risponde al solito Pietro Ricca, quello del «puffone» a Berlusconi, chiassoso disturbatore onnipresente alle manifestazioni del centrosinistra milanese che gli chiede le dimissioni. «Uno dei difetti della nostra simpatica famiglia politica è di essere come il conte Ugolino, che solitamente mangia i suoi figli».
Una battuta semischerzosa: «Diciamo la verità, se avessero pensato che si vinceva non chiamavano me». Poi Veltroni diventa serio: «Io sono stato buono e tranquillo per tutta l’estate, perché l’esperienza mi dice che ad ogni campagna elettorale segue un’invincibile inerzia. Ma adesso sta cominciando un’altra stagione, sia nel Partito Democratico sia nel rapporto tra il Paese e questo governo».

Il segretario si riferisce alla campagna di autunno del Pd, quella che vedrà impegnato tutto il partito in vista della manifestazione del 25 ottobre, con assemblee e manifestazioni in tutta Italia sui temi della scuola, del carovita, dei salari e delle pensioni. Nella capitale produttiva del Paese, Veltroni pone l’accento sui temi di natura economica. Innanzitutto Alitalia: «Il vero genio di questa vicenda è l’amministratore delegato di Air France, che pochi mesi fa doveva caricarsi i debiti e i problemi della nostra compagnia di bandiera, mentre adesso ha la possibilità di averla tra le mani senza spendere una lira. Il governo ha caricato sulle spalle di tutti noi miliardi di debiti senza chiarire quale sarà il destino del nostro sistema aeroportuale».

Veltroni ricorda le ultime rilevazioni dell’Istat, la crescita che si è fermata, i consumi che sono scesi del 7% in un anno. «E mentre accadeva tutto questo - sottolinea Veltroni - il governo ha parlato solo dei problemi personali del premier». E sui temi fiscali: «Con questo governo le tasse non diminuiranno fino al 2013, anzi aumenteranno nel 2010 dello 0,2%. Ma c’è di peggio, ha programmato il tasso di inflazione all’1,5%, quando sappiamo bene che il carovita reale è ben più pesante. Infine, per la prima volta da decenni, la spesa per gli investimenti è scesa per la prima volta sotto il 4%». La conclusione del segretario democratico è spietata: il centrodestra ha ingannato gli elettori. «Mi auguro che i cittadini abbiano ancora la capacità di indignarsi di fronte alle bugie».

Luigina Venturelli - L'Unità

lunedì 8 settembre 2008

VELTRONI SI DIMETTE DAL MUSEO ROMANO DELLA SHOAH


Nella lettera di dimissioni indirizzata al presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, al presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna, e a Settimio Di Porto del direttivo dell'associazione Figli della Shoahricorda, Veltroni evidenzia lo sforzo fatto da sindaco di Roma per dar corpo alla proposta di un museo romano della Shoah.


La lettera. «Sono state proprio le vostre sollecitazioni ad entrare nel consiglio di amministrazione del comitato dei fondatori del Museo della Shoah, che mi hanno spinto a farne parte. Ho accettato per senso di responsabilità e per portare a termine un lungo lavoro condiviso con voi e tanti altri. Ho deciso ora però di presentare le mie dimissioni dal consiglio dopo le dichiarazioni del sindaco Alemanno che mi sono apparse gravissime. Quel tentativo di esprimere un giudizio "doppio" sul fascismo, questa ambiguità non chiarita e anzi se possibile aggravata dalle successive dichiarazioni mi feriscono e mi fanno ritenere impossibile rimanere al mio posto nel comitato presieduto dal sindaco di Roma Alemanno. Ho letto le vostre reazioni alle dichiarazioni del sindaco - prosegue Veltroni - e mi unisco al limpido giudizio espresso dal presidente Gattegna quando annota che le leggi razziali sono state emanate dal regime fascista e convalidate dalla monarchia. Quindi mi sembra difficile separare le due cose. Così come mi hanno emozionato le dichiarazioni di una persona cui sono legato da un grande affetto come Piero Terracina, quando ricorda che se non ci fosse stato il fascismo non ci sarebbero state le leggi razziali. Il fascismo è stato allora e rimane ancora una malattia contagiosa, e c'è sempre il pericolo che, se non lo si ferma, diventi inarrestabile».

«Prima della promulgazione delle leggi razziali - prosegue il segretario del Pd - il regime fascista aveva già espresso la sua carica totalitaria, aveva soppresso la libertà di tutti, non solo degli antifascisti, aveva perseguitato i suoi nemici, avvelenato l'aria del paese con la sua ideologia pervasiva e violenta. Non è a voi che devo ricordare cosa, dal colpo di stato della "marcia su Roma" e persino prima, era avvenuto nel nostro Paese. Dalle sedi sindacali e mutualistiche bruciate, dalle tante violenze perpetrate per imporsi con la forza dei manganelli e dei moschetti nasce quel regime che subito impone la fine delle libertà. Il delitto Matteotti, la messa al bando di ogni opposizione, la chiusura dei giornali avversari e la normalizzazione di tutta la stampa sono i primi atti costitutivi del fascismo al potere. Allo stesso modo finiscono le libertà di organizzazione e di espressione, gli oppositori come Gramsci vengono rinchiusi nelle carceri fino alla loro morte, altri gettati al confino o costretti all'esilio, altri ancora uccisi vigliaccamente da sicari come Giovanni Amendola, Piero Gobetti, don Minzoni e i fratelli Carlo e Nello Rosselli».

«È il fascismo - scrive ancora l'ex primo cittadino della Capitale - che spinge l'Italia nelle guerre coloniali che furono, benché in pochi lo ricordino, segnate da crimini gravissimi contro le popolazioni civili come il bombardamento dei villaggi in Etiopia con l'iprite. È qui che si inseriscono le leggi razziali non come un semplice "cedimento" al nazismo ma come la conseguenza di uno spirito razzista e antisemita che aveva serpeggiato a lungo nell'ideologia mussoliniana, è qui che si innesta la scelta scellerata dell'entrata in guerra», in un conflitto, scrive Veltroni che provoco «milioni di morti in Europa e lo sterminio sistematico degli ebrei. Ad esso il fascismo italiano, stavolta sotto le divise della Repubblica sociale, contribuì attivamente e consapevolmente come ci ricordano i rastrellamenti nelle strade dell'Italia occupata, il campo di concentramento di Fossoli, o la Risiera di San Sabba. Ritengo che una istituzione come il futuro Museo romano della Shoah - aggiunge Veltroni - al cui progetto abbiamo lavorato in tutti questi anni con la passione che sapete, che ha al centro proprio l'affermazione di una memoria condivisa come fondamento della convivenza civile e che fa del ricordo della Shoah un elemento imprescindibile non possa ammettere ambiguità o incertezze. Per questo, anche se con grande rammarico, vi annuncio le mie dimissioni. Al tempo stesso voglio confermarvi che continuerò a compiere ogni sforzo insieme a voi perchè il Museo romano della Shoah possa realizzarsi e possa essere il luogo della denuncia di ogni dittatura e ogni totalitarismo che insieme abbiamo immaginato».

da "Il Messaggero" 8 settembre

sabato 6 settembre 2008

VELTRONI: INDIETRO NON SI TORNA, NON C'E' ALTERNATIVA AL PD



«Abbiamo bisogno non di tornare indietro ma di accelerare l'innovazione». È la strada che il segretario del Pd Walter Veltroni indica ai delegati dell'assemblea toscana per il futuro del partito. «Dobbiamo credere in noi stessi - sprona Veltroni - e essere uniti».



Quanto al confronto interno, il segretario avverte: «I partiti sono un luogo di discussione ma il loro obiettivo è stare vicino ai cittadini. La discussione è uno strumento ma non un fine mentre la vita dei nostri organismi rischia di diventare riunioni su riunioni che convocano seminari e che indicono convegni. Ci vuole certo una vita democratica forte ma non solo quello altrimenti avremo gente bravissima a fare interventi ma poi se li mettete in un'assemblea di dieci persone non sanno che dire».

Ed invece l'obiettivo è «stare sul territorio ed è per questo che ho apprezzato la storia molto bella del Pd di Varese che ha attivato un centralino e se un cittadino ha un problema i dirigenti vanno a casa loro discutere del problema». In vista poi dell'attivazione della tv del Pd, il 14 ottobre, il leader dei democratici dà un consiglio al Pd napoletano: «Vadano in giro con le telecamere a riprendere la situazione dei rifiuti e ce le mandino a Roma».
«A noi ci sezionano, sulla stampa ci fanno la laparotomia, agli altri no». A questo proposito, Veltroni ha sottolineato come in Italia e in Europa, «vincono quei partiti che hanno meno vita democratica». Secondo il leader del Pd, quindi, le «primarie sono importanti, si fanno per i cittadini, ma c'è un eccesso di morbosità». E in ogni caso le primarie per Veltroni devono essere fatte, ma «questo non significa che debba esserci uno spogliamento delle responsabilità di tutti noi».

Il leader del Pd, inoltre, sottolinea che «in Europa nessun partito del centrosinistra è cresciuto come il Partito democratico», ricordando come la stessa cancelliera Angela Merkel ha già detto che non vuole più allearsi con i socialdemocratici, ricordando la crisi dei partiti di sinistra in Austria e in Inghilterra. «In Europa la sinistra dovunque perde voti, gli unici che crescono siamo noi», ha aggiunto.

«Non so dove sia lo choc». Commenta così il segretario del Pd, Walter Veltroni, il sondaggio pubblicato da un quotidiano che dà il Partito democratico sotto il trenta per cento. Veltroni osserva che «nelle condizioni date abbiamo tutte le possibilità per poter crescere». Il leader del Pd ricorda anche «nessuno in Ue cresce come noi, come il Partito democratico».

«Vedo tutti preoccupati, c'è chi con ansia si appresta a organizzare una manifestazione quindici giorni prima; ma bisogna sentire il sentimento del Paese e il 25 ottobre noi porteremo in piazza non solo lo schieramento del no, ma faremo sentire anche una proposta alternativa. Sarà una manifestazione inusuale perchè indicherà alternative possibili sui problemi del Paese». Il segretario del Pd Walter Veltroni spiega così dal palco dell'assemblea regionale, alla Festa del Pd a Firenze, i contorni della manifestazione dei democratici il 25 ottobre. «Sono convinto - sostiene Veltroni - che mese dopo mese la luna di miele del governo comincerà a sgonfiarsi perchè emergeranno le contraddizioni e se questo è vero, il Pd deve fare un lavoro con un respiro un pò più lungo del centometrista perchè Blair e Zapatero hanno avuto anni per costruire un'alternativa al governo e nel frattempo hanno costruito il partito riqualificando il rapporto con il territorio e la gente reale».

(pubblicato su www.unita.it il giorno 6 settembre '08)

venerdì 5 settembre 2008

UN PARTITO PER IL POPOLO



D'Alema a Firenze: "Discutiamo, ragioniamo sulle vie per la rivincita"


Non si può che partire dai primi passi del governo Berlusconi e dalla sua (presunta) popolarità. “Non sono in grado di misurare la popolarità del governo – dice D’Alema in risposta alla domanda di Floris – ma so che Tremonti e Berlusconi si stanno muovendo con inconsueta abilità”.

In pratica, “stanno fingendo di governare il Paese, ma in realtà non lo stanno facendo”. Da una parte stanno godendo della “buona situazione di governo ereditata dal centrosinistra”. Gli esempi più lampanti: la situazione di Napoli, “in cui Berlusconi non ha fatto altro che mettere in atto il decreto del governo Prodi”, e l’accordo con la Libia, “negoziato da noi e concluso da Berlusconi con un esborso di denaro pubblico pari a 5 miliardi di dollari”.

Dall’altra parte ci sono i bluff, che rischiano di trasformarsi in veri e propri disastri. Da Alitalia, per la quale “dal punto di vista politico e di mercato si sta prospettando una situazione molto grave”, alla Finanziaria, “in cui il governo prima taglia indiscriminatamente i servizi essenziali dei cittadini, come scuola e sanità, e poi scarica le proprie responsabilità sugli enti locali. Tremonti si muove come se stesse sempre in campagna elettorale. Non toglie soldi ai cittadini, ma alle regioni che guarda caso sono amministrate in gran parte dal centrosinistra. In questo modo non perde popolarità”. Non è questo, sicuramente, il modo per risolvere i problemi del Paese, “che finirà per pagare un prezzo molto alto” per questo tipo di politica.

Per contrastare tutto questo, in un contesto atipico di “democrazia anormale” come è quella italiana in cui il “potere mediatico, economico e politico è concentrato nelle mani di una sola persona”, non basta “una leggina”. Né il Partito Democratico può limitarsi a denunciare quanto sta accadendo. “Anche tenendo conto della fallimentare esperienze di governo del centrosinistra, una grave responsabilità che ci portiamo dietro, dobbiamo lavorare per costruire un’alternativa credibile. Non dobbiamo avere fretta, dobbiamo portare avanti una fase di riflessione non tanto per interrogarci sulle ragioni della sconfitta, quanto più per ragionare sulle vie per la rivincita”.

Secondo D’Alema, “ora bisogna portare a compimento la costruzione di questo partito, riallacciare un rapporto, un contatto con il popolo che da noi deve sentirsi più naturalmente rappresentato”. Sì, perché, “quel contatto con la parte profonda del popolo italiano, quella più sofferente, quella più esclusa, l’abbiamo perso. E per riconquistarlo – afferma – non servono interviste sui giornali o dibattiti tv. Serve un partito”. Un partito aperto, che concluda la fase di costruzione e radicamento con i circoli e che cominci “a discutere di politica”. Un partito in cui “se verrò chiamato a dare una mano, per aiutare e non per dare fastidio a qualcuno, non mi tirerò certo indietro”, assicura il “soldato semplice” – come lui stesso si definisce.

Un partito, insomma, che si radichi e che cominci a radicare un’alternativa nel Paese. “Dobbiamo guardarci intorno, alla nostra sinistra, dove c’è una sinistra radicale che ha sbagliato tanto, e al centro dove c’è una parte di mondo cattolico che non si è fatto assorbire dal berlusconismo”. Un partito che, al tempo stesso, non rifiuti e non sfugga al confronto parlamentare, che non ammaini la bandiera della battaglia politica. Dura, senza sconti, ma che metta al centro gli interessi del Paese. Come per la giustizia. D’Alema è chiaro: “Siamo pronti al dialogo, al confronto. Ma dobbiamo partire dai problemi dei cittadini (tempi della giustizia civile troppo lunghi) e non da quelli della ‘guerra’ tra politica e magistratura. Io sono contrario alla separazione della carriere, che non è comunque un priorità. Berlusconi sia arrabbia quando la giustizia funzione, i cittadini quando non funziona”.

Diverso è il discorso sulla sicurezza, in cui “si misura uno degli aspetto culturali meno accettabili della destra, che gioca con le paure dei cittadini”. L’esponente democratico ha parole durissime per “le trovate propagandistiche e pubblicitarie messe in campo dal governo, per l’estremismo” diffuso scientificamente tra i cittadini, “che ha spalancato le porte alla vittoria di Berlusconi”. D’Alema, in particolare, giudica “la trovata dei militari nelle strade (3mila soldati che non opereranno mai in più di 900 contemporaneamente in tutto il Paese) come uno dei momenti più bassi delle esperienze di governo che io conosca”. In questi mesi, nella destra, “c’è stata l’esibizione della durezza solo contro la povera gente. Al contrario, come sostiene Tony Blair, noi dobbiamo essere duri con il crimine e duri con le cause del crimine”.

Si parla di sicurezza, non si può non parlare di immigrazione. D’Alema parte da un dato: “Quando ci sono paesi ricchi e vecchi che confinano con paesi poveri e giovani, è ovvio che i primi siano interessati da flussi migratori in entrata. E’ un fenomeno inevitabile, che fa parte della storia del mondo. Un fenomeno che va governato. E’ sbagliato sottovalutarlo o così come è impossibile cercare di fermarlo. Va combattuta l’immigrazione clandestina e per questo va cambiata la legge Bossi-Fini”, che non ha fatto altro che produrne in quantità industriale. Se cresce la clandestinità, cresce anche la criminalità. E’ un dato di fatto. Così come è un dato che “tra gli immigrati regolari il tasso di criminalità è inferiore che tra i cittadini italiani”. E’ per questo che “ci vuole una politica più aperta e generosa per l’immigrazione legale. Sì alle espulsioni del clandestino che delinque, ma sì anche voto agli immigrati, ai ricongiungimenti famigliari: “Se il mio vicino di casa lavora, vota, e vive con la propria famiglia io mi sento più sicuro. E so di vivere in una società più giusta, dato che gli immigrati regolari rappresentano oggi lo strato sociale più umile. Ma che razza di democrazia è – conclude D’Alema – quella in cui i lavoratori manuali non hanno diritto di voto?”.

Applausi, una vera e propria ovazione. La gente si ammassa sotto il palco, chiede autografi. Un ragazzo, con in mano “l’Unità”, dice a D’Alema: “Abbiamo ancora tanto bisogno di te”. Il Partito Democratico deve riallacciare un contatto con il popolo, con la fetta più profonda del popolo. A cominciare dal ‘suo’ popolo. Serate come questa sembrano ottimi punti di partenza.

Tratto dal sito del PD Nazionale
www.partitodemocratico.it

giovedì 4 settembre 2008

LA RESISTENZA DEL PARTIGIANO GINI


Domenica 07 Settembre alle ore 11.00 presso la Sala del Bergognone il Comune di Nerviano e l'ANPI sez. di Nerviano presentano il libro di Alfonso Airaghi "La resistenza del Partigiano Gini". Saranno presenti oltre all'Autore, il protagonista Virginio Mezzanzanica - partigiano e presidente della sezione locale ANPI, Nori Brambilla Pesce - partigiana deportata nel campo di concentramento di Bolzano e vicepresidente ANPI provinciale milanese, Luigi Borgomaneri - Storico, responsabile del settore ricerca della Fondazione Istituto per la storia dell'età contemporanea di Sesto San Giovanni.

mercoledì 3 settembre 2008

LA FANTASIA AL POTERE ?



Sulle pagine de “Il Giornale”, Giannino della Frattina da Milano intervista Letizia Moratti, sotto il titolo: “Fondi e poteri speciali.Ora contro l’illegalità non siamo più impotenti”. Una delle domande si configura così: “Ci sono già state le ordinanze dei sindaci contro i lavavetri a Firenze, contro i clienti delle lucciole a Bologna, per il coprifuoco nei parchi a Novara, contro il Burqa ad Azzano Decimo”. Risposta della Moratti: “Davanti al ministro ciascuno ha già portato esempi diversi”. Della Frattina insiste: “Maroni vi chiede ‘proposte creative’. Lei da dove comincerà?”. C’è di che preoccupare anche i più ottimisti. Che cosa si inventeranno i sindaci per compiacere l’arguto Ministro? Deportazione di tutti gli stranieri inadeguati allo shopping in dollari e yen? Arresto per detenzione di birretta non regolarmente consumata con sovrapprezzo al tavolino del pub? Fermo per adunata sediziosa agli incauti coniugi o fidanzati che escono la sera con una coppia di amici, sfidando il numero massimo di tre, perché tre cittadini insieme non fanno paura ma quattro sì? Sessantottini di tutto il mondo giubilate: finalmente la fantasia è andata al potere. Infatti, da qui in avanti, può succedere di tutto. Dice la signora Moratti: “In pochissimo tempo grazie al governo Berlusconi abbiamo ottenuto quello che in anni di centrosinistra e di Prodi non era nemmeno stato abbozzato”. E’ vero: infatti anche i più critici fra noi, nel leggere questa frase, proveranno un attimo di intensa nostalgia per il compianto Romano e i suoi. Avranno pure fatto degli errori, chi lo nega, però non hanno usato la nostra paura per farci ancora più paura. O peggio: la paura di alcuni, per terrorizzare tutti. Ragioniamo serenamente: la sensazione di insicurezza non nasce da una crescita esponenziale dei crimini commessi da rom, extracomunitari di pelle nera, excomunisti albanesi o rumeni. La paura nasce, ed è destinata a crescere, per l’incertezza della pena ( per esempio la legge che manda impuniti gli autori di gravi reati contro la persona per salvare il premier e i suoi amici. Oppure l’indulto che rimette in libertà gente che non se l’è ancora meritata), la paura è destinata a crescere perché non c’è un codice di valori condivisi (per esempio l’onestà, il rispetto per gli altri, la tolleranza eccetera), in cui formare i giovani ed eventualmente educare gli immigrati da paesi più arretrati, la paura è destinata a crescere perché non c’è fiducia verso una classe dirigente troppe volte beccata a intrallazzare, rubacchiare e commerciare all’ombra del proprio potere. Nessuno lo dice, ma i crimini commessi da sconosciuti sono in calo, in aumento sono semmai quelli covati nel calduccio delle famiglie. I giornali sbattono in prima pagina soltanto i mostri utili, i “porci comodi”, quelli che servono ad alimentare xenofobia e altre ossessioni, così la gente ha la sensazione di essere alla mercè dei poveracci e accetta con gratitudine gli ambigui regali del governo. Per esempio l’occupazione militare delle città. E, a proposito di regali: che ne dite di quello, sontuoso, ricevuto e dilapidato, da Michela Vittoria ? Leggo su “La Repubblica”. “Chiude la tv della Brambilla. In un anno bruciati 20 milioni”. Di euro? Sì, di euro. “Aveva cominciato a trasmettere sul satellite nel giugno 2007, martellando 24 ore su 24 , canale 818 di sky, contro il governo Prodi. Il segnale veniva poi rilanciato in chiaro da un network di 40 tv locali.”. Ha vissuto per il tempo di una campagna elettorale. Poiché non aveva altre funzioni, diciamo che è morta di morte naturale. Ma una curiosità mi rimane: perché mai Berlusconi, a cui non mancano le televisioni, ne ha voluta ancora una? Non è da bravo imprenditore investire sul superfluo.

dal sito di Lidia Ravera
wwww.lidiaravera.it